venerdì 3 maggio 2013

Un anno è passato

Un anno è passato, senza moltissimi post ma con moltissime idee e molti fatti da commentare da quel 1° maggio 2012 in cui postai il primo pezzo proprio riguardante la festa del lavoro.
Oggi sono un po' in ritardo, dato che è il 3 di maggio, ma sempre di lavoro vorrei parlare e di come non sia cambiata per nulla la situazione da un anno a questa parte se non in peggio.
La festa indetta dai tre grandi sindacati è appena passata e nuovamente abbiamo sentito i segretari urlare le solite frasi vuote, i soliti slogan ripetuti a pappagallo privi ormai di alcun significato.
Anche da parte dei politici si sentono sempre e comunque le stesse frasi, si potrebbe fare un bel gioco e pronosticare quale sarà più o meno il prossimo discorso di un rappresentate del governo e quello di un rappresentate sindacale:

Governo: ...è necessario rilanciare la crescita e lo sviluppo senza però sforare i parametri imposti dalla Comunità Europea, è necessario indurre l'Europa a una revisione della politica dell'austerity per permettere ai Paesi di crescere e ridurre la disoccupazione...

Sindacato: ...si deve tornare a creare posti di lavoro, è inammissibile che in questo Paese siano sempre gli stessi a pagare e non si faccia mai nulla per il lavoro.
Il governo deve impegnarsi politicamente ed economicamente per creare nuovi posti di lavoro, la parola d'ordine deve essere una: lavoro, lavoro, lavoro.....

Certo i toni e le parole potrebbero discostarsi anche un po' ma credo che sarete d'accordo con me che questi siano i discorsi che sentiremmo dalle due rispettive parti.

Il problema di fondo è che non abbiamo ancora trovato un giornalista che faccia a queste persone la domanda fondamentale: COME?

Bersani, quando in campagna elettorale venne accennato qualcosa, rispose proponendo le "piccole opere pubblice", le "operette pubbliche" che fecero sbellicare dalle risate tutti quelli che hanno un briciolo di cervello, per il resto silenzio assoluto.
Nessuno vuole minimamente accennare a quale sia la strada per "creare" posti di lavoro, questo per una semplice e banale ragione:
Il lavoro c'è o non c'è, non è qualcosa che si crea.

Non voglio dilungarmi su questo concetto che già ho affrontato nel primo post di un anno fa farò solamente un ennesimo banale esempio che spiega il concetto.

Paragoniamo il lavoro alla fame o meglio all'appetito, del resto hanno molte cose in comune come vedremo.

Quanto mangiate se avete appetito?
Che domanda banale, se le scorte lo permettono (il frogorifero insomma...) quanto serve a saziarvi, nulla di più e nulla di meno.

Quanto lavorate per riordinare la libreria?
Anche questa domanda è assurda, tempo permettendo, quanto serve ad averla in ordine, dopo di che non lavorerò più.

Bene, se le due risposte sopra vi sembrano sensate allora devo porvi io alcune domande.

Perchè continuiamo a voler creare lavoro dato che abbiamo già tutto ciò che ci necessita e anche di più?

Perchè pretendiamo che ogni essere umano, per godere di benessere e diritti, sacrifichi otto ore della propria giornata lavorando ( in realtà molte di più ) e producendo cose o servizi che non servono quando basterebbero quattro o magari due di quelle otto ore?

La risposta non c'è perchè la vera risposta non riguarda il lavoro ma la società così come è stata organizzata alla base.
Se oggi a un anno di distanza dal 1 maggio 2012 la situazione lavoro è uguale se non peggiore la colpa non è della crisi economica o di chissà quale altra crisi passeggera ma del concetto che abbiamo di vita, società e attività lavorativa.

Sono pronto a scommettere che al 1 maggio 2014 potrò scrivere un nuovo post sempre su questo argomento ritrovando gli stessi numeri, le stesse persone e le stesse affermazioni che erano presenti nel 2012 e lo sono oggi.

Buona giornata

Deadly

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